venerdì 21 novembre 2014

uno strano sogno



Sarò breve.

E' venerdì sera e decido di uscire con Johnny. Johnny è quel tipo di personaggio che quando lo incontri in piazza prende mano al suo iPhone bianco nuovo di zecca e, ancor prima di dire ciao, ti costringe a vedere il video dell’orgia a cui ha partecipato la sera prima.
Mi viene a prendere con la macchina a riserva.
Johnny facciamo benzina?
E perché? Tanto è giusto un giretto.

Come un padre che già sa di non poter mantenere la promessa mi guarda e precisa: “stasera non bevo: mi hanno appena restituito la patente”.
Andiamo quindi a bere. A Posillipo c’è un nuovo bar che pullula di fighetti e lui sa quanto ami stare in silenzio, senza argomenti di discussione e smarrito in quella massa informe di mongoloidi coi soldi accompagnati da superfighe che -sebbene difficile da immaginare- sono ancora più mongoloidi e ancora più coi soldi.
Per abbandonare ogni possibilità di interazione sociale ci facciamo una canna. Il tempo passa, una chiacchiera, un long island, un altro long island, un’altra chiacchiera e un altro long island. Beh, di sicuro noi non stiamo a riserva.

E’ il momento di andare via. Johnny ha tre long island in corpo e spirito. In macchina siamo in sei. La musica tunz tunz ha trapanato la terra -oltre che i miei timpani e la mia pazienza- fino a svegliare la Cina.
Perché gli hanno appena ridato la patente e dobbiamo passare inosservati.
Il livello della benzina scende e quello della mia ansia sale. Accompagniamo l’unica femmina del branco appena prima che si suicidasse, poi decidono allegramente di alzare il livello della serata con una proposta da revival anni '90: andiamo a sfottere le puttane.
Siamo rimasti in quattro: io, Johnny e due amici di cui non ricordo il nome: li chiamerò Amico1 e Amico2. In realtà non ricordo nulla di loro: volti non definiti, colori non definiti, sembrano delle sagome parlanti e non definite. Io comunque non ho mai visto una cosa simile: Amico1 è il più grande esperto di topAnomastica del territorio napoletano.
“Gira la prima a destra e poi la seconda a sinistra, ci sta una slava che l’altra volta mi ha chiesto i documenti perché credeva che fossi un marocchino che la voleva stuprare”
Prima traversa a destra, seconda a sinistra: “Hey ti ricordi di me? Mi hai chiesto il documento!”
Fermiamo una prostituta, poi una bagascia, poi una baldracca, poi una battona, poi una buona donna e una figlia di buona donna, poi una cagna, poi una cortigiana, poi una donnaccia, poi una donna di malaffare, poi una donna di facili costumi, poi una malafemmina, poi una marchettara, poi una meretrice, poi una mignotta, poi una peripatetica, poi una squillo, poi una sgualdrina, poi una troia, poi una vacca e poi una zoccola. Fin quando non abbiamo finito i sinonimi di puttana.
Scopro che a piazza Garibaldi sparano cifre cinque volte maggiori dei vicoli alle sue spalle, un po’ come il costo degli affitti a Roma che non è umano se lo paragoniamo a quella nube di satelliti che si chiama resto dell'Italia.
Ma noi alla capitale del pompino preferiamo i bucchini di periferia. Siamo da almeno un’ora in giro e la macchina è ancora senza benzina. Lo stereo è spento ma il tunz tunz è incessante, non smette mai. E’ la mia tachicardia.

Stiamo per tornare a casa quando, dal nulla, si sveglia Amico2 che -come appena uscito da un coma- pronuncia le parole magiche:
“uagliù, ma io mò mi so arrapato! Dai.. facciamoci fare un bucchino!”
Visitiamo tutte le zone in cui potremmo rimanere a piedi e passare un guaio, alla ricerca della bocca incantata. Un'indagine di mercato tipo quando, prima di prenotare la vacanza, cerchi sui forum dove si chiava, si mangia bene e si spende poco. Stanotte siamo concentrati su dove si succhia bene e si spende poco.
Finisce che ci carichiamo una specie di negracinese. Un’asiafricana che sembra uscita dal canale di Suez come Raul Bova in “Piccolo grande amore”. Una bella patonza con un fare da stronza. Ci infrattiamo in un vicoletto. Seconda traversa a destra, questo è il cammino. E poi dritti fino al pompino.
Perché gli hanno appena ridato la patente e dobbiamo passare inosservati.
L’intenzione dei miei tre compagni di avventura è di menarla a succhiasucchiachemaisiconsuma generale come se avesse quattro bocche, ma lei -da persona civile quale è- ci obbliga a fare la fila. La situazione diventa grottesca e divertente allo stesso tempo: uno in macchina a farselo ciucciare e gli altri tre fuori a chiacchierare come alla fermata dell’autobus. La macchina sobbalza con una frequenza che neanche Michael J Fox e a turno un idiota va a fare i video col cellulare, causando risa, bestemmie e coiti interrotti.
Queste cose mi mettono ansia. Non per rispetto alla mia donna o per un fatto morale, ma a me il bucchino col preservativo squieta proprio a pazzi.
Il tunz tunz prende il ritmo della colonna sonora de "Lo squalo" quando all'improvviso vedo una pinna: è il pappone che gira attorno all'isolato per assicurarsi che tutto sia al suo posto. E questo non aiuta a farmi stare meglio.
La voce di Johnny spezza il silenzio e la monotonia: “perché usi i denti?”. Poi si torna ai rumori, gli affanni e gli ammortizzatori. Perché gli hanno appena ridato la patente e dobbiamo passare inosservati.
Suggerisco ai ragazzi -già che ci siamo- di approfittare per farsi cambiare 50 euro dalla gentildonna così possiamo finalmente fare benzina. Mi guardano male.
Quando tocca a me rispondo “NO RAGAZZI, IO NO” e mi guardano come se fossi il più grande pesce a brodo dal dopoguerra. E lei 
-da persona civile quale è- inizia a urlarmi contro col suo accento non tanto italiano:
“Ricchiòòòòòò! Ricchiòòòòòòò!! Tien ‘o pesc picciriiiiiiill ricchiòòòòòòòò!!”
Allorché decidiamo di andare via. 
Torno a casa sconfitto dopo una notte da ricchione. E col pesce piccolino.
Seguono i commenti post-partita stile processo di Biscardi e la delusione generale dopo aver scoperto che per 20 euro quella ti faceva pure chiavare. Infine i classici discorsi di fine serata come "perché andare a bere la sera quando con 20 euro ti fai una chiavata? l'alcool fa pure male!".

E poi?
Apro gli occhi e sono steso sul divano. La tv accesa, la bava sul cuscino, l'alito a peste. La verità è che ho fatto uno strano sogno. Guardo l'orologio: è venerdì sera. Sento il telefono squillare: è Johnny.

Usciamo stasera?
Non so.. hai fatto benzina?
E perché? Tanto è giusto un giretto.
Lascia perdere Johnny!


Sono stato breve.
Pipino il breve.

martedì 24 dicembre 2013

una storia coi dischi



È morto Kalashnikov, il padre del Kalashnikov.
Si dice che un giorno sia sia svegliato urlando “io sono mio padre”, ma fatico a crederci. Per poter diventare padre di se stesso, un uomo deve essere anche madre di se stesso.
In realtà Kalashnikov ha inventato il Kalashnikov e ne ha venduti 100 milioni. Non erano 100 milioni di padri gemelli, ma 100 milioni di fucili. Ma Kalashnikov non era un fucile. Cioè lui no, ma gli altri 100 milioni si. Forse sto facendo un po’ di confusione, ma di una cosa sono sicuro: quest’uomo è morto con la coscienza a posto.
Che poi 100 milioni è un numero impressionante: neanche fossero dischi.
Che poi anche 100 milioni di dischi sono una marea.

Che poi la pace è solo un'illusione. Si dice che un giorno i leader di Israele e Palestina si sveglieranno stringendo i mignoli, ma fatico a crederci. E noi, invece di andare in giro con le bandiere della pace e i cani come fanno i punkabbestia, dovremmo pensare a una maniera diversa di fare la guerra.
Facciamo la guerra coi dischi!
E magari un giorno leggeremo della morte di Gigi D'Alessio, figlio di Gigi D’Alessio e Gigi D’Alessio, che aveva venduto 100 milioni di armi di distruzione di massa. E non erano 100 milioni di cafoni con problemi di calvizia, ma 100 milioni di dischi.

È morto Nelson Mandela, definito da alcuni giornali come il padre dell’apartheid.
Si dice che questa apartheid sia una bella figa, ma fatico a crederci. Più che altro non mi interessa perché tanto non si chiava. Cioè magari si perché posso fare la parte di quello del Vomero coi soldi e magari credono ancora che gli ingegneri contino qualcosa nella società, ma andare in Sud Africa per una pelle mi sembra un po’ eccessivo. Persino per me. Per chi si fosse collegato da fuori Napoli “la pelle” sta per atto sessuale. Un amico del liceo diceva addirittura “il pelle”, espressione che ancora riutilizzo. A furia di parlare di pelle quasi quasi un giro su facebook me lo faccio.
E guarda un po’ cosa viene fuori? Mandela non è il padre dell’apartheid ma solo un sosia di Morgan Freeman. E Apartheid è la figlia di Apollo, quello che fece una palla di pelle di pollo che Rocky 1 se la ricorda ancora. E il Sud Africa mi mette ansia perché ancora devo capire se sono bianchi o neri.

Che poi secondo chi mastica calcio -e quindi chi beve birra Moretti- il razzismo è un’illusione: si chiama rivalità sportiva. E noi, invece di andare in giro a curriare i negri coi cani come fanno i punkabbestia, dovremmo pensare a una maniera diversa di fare razzismo.
Facciamo il razzismo coi dischi!
E magari un giorno gli amanti della buona musica saranno la nuova razza ariana, chi ascolta le armi di distruzione di massa verrà emarginato e la guerra finirà. Gli unici che continueranno ad essere curriati dai cani saranno i punkabbestia, come quei film in cui le macchine si ribellano all'uomo e poi deve arrivare un cristiano dal futuro per apparare la situazione.

È morto il padre e la madre del doner kebab, di cui non ricordo il nome. Forse ero troppo preso a dire “piacere Francesco” quando ho appreso la notizia, ma poco importa: lo chiamerò Doner Kebab. Si dice che per partorire il doner kebab si sia mangiato tipo i cani morti. Quelli dei punkabbestia. Si dice anche che abbia gettato le basi per l’Europa unita. Perché parliamoci chiaro: l’Europa è a base di cipolla. Lo sanno tutti che una delle tre frasi fondamentali per sopravvivere quando vai all’estero è “without onions” (le altre due sono “no thanks” e “long island”, ndr). Il kebab è l’unico vero prodotto della cultura europea e mette tutte le nazioni a fattoN comune. Cioè chi cazzo li conosce i lituani, però pure loro si mangiano il kebab quando stanno a fame chimica.
Massimo rispetto per Doner Kebab, rest in peace and without onions.

Che poi l’Europa unita è un’illusione. Ci schifiamo comunque tutti quanti e la moneta unica ha fatto solo guai. E noi, invece di mangiare i cani come fanno i punkabbestia, dovremmo pensare a una maniera diversa di fare l’Europa. Di sicuro non possiamo pensare a una maniera diversa di fare il doner kebab, anche perché coi dischi viene troppo caro e nessuno se lo compra. E poi la gente inizia a scaricare il doner kebab da internet.

Ieri sera ho provato un anello di cipolla così aggressivo che mi hanno dato la cittadinanza polacca. Al termine delle onorificenze mi sono ricordato di quando mia madre mi faceva le carote con l'aglietto. Ogni volta, secondo una non so quale legge di Murphy, appena finito di cenare spuntava last minute un’uscita con una femmina (d'altronde si sa, le carote fanno bene alla pelle). E a me veniva l’ansia per l'alito. Mamma cercava di rassicurarmi col suo solito “stavolta c'è n'è ho messo solo un pezzettino” ma io con un rutto avrei potuto sterminare la Transilvania. Ancora mi chiedo come possa aver fatto quello strafalcione grammaticale con il solo uso della voce, se non nella mia fantasia.
Si dice che un giorno morirò e scriveranno su tutti i giornali “è morto il signore dei friarielli, padre dell’alitosi”. Poi la gente andrà a cercare Alitosi su facebook in cerca dell’amore. Per chiavare insomma. E scopriranno che in realtà le carote sono di origine asiatica e che l'Asia è un continente completo, ma senza cipolla.

Che poi l'amore è solo un'illusione. Invece di lamentarci sulle femmine che sono stronzi e le gli uomini che sono zoccole, invece di aggrapparci all'affetto dei cani come fanno i punkabbestia 
dovremmo pensare a una maniera diversa di fare l'amore.
Facciamo l'amore coi dischi!

Perché parliamoci chiaro: chi non hai mai infilato il pescio nel buco di un compact disc?
Tu si?
Eccolo, un altro che ce l'ha piccolo.

lunedì 30 maggio 2011

Che si dice?

Ciao,
sono passati due anni dall'ultima volta e sono cambiate tante cose: sono in un'altra città e vivo da solo, per dirne una.
Finalmente posso togliermi un sacco di sfizi tipo cacare con la porta aperta e scrivere completamente nudo.

Intanto non hai ancora chiuso questa pagina.

Sono passati due anni dall'ultima volta e sono cambiate tante cose.
Ho letto che William e Kate si sono sposati.
Ma chi cazzo è William? Eppure ho visto LOST un centinaio di volte.
In realtà si tratta del principe, figlio del principe, che fece una palla di pelle di principe.
Una di quelle robe tipo "io sono mio padre". E feci una palla di pelle di padre.

Il matrimonio di William e Kate è stato un evento epocale: per la prima volta nel regno unito la sposa è bona.
Tra Jack e Sawyer, il principe gode.
Non ci sarebbe neanche il neomelodico, se non fosse per Elton John. Tuttavia la vera colonna sonora di questo memorabile ventordici ottembre 2011 è stata la solita aria di inutile buonismo che è entrata, in maniera molesta, in tutte le case degli italiani.
E su tutti i profili facebook degli italiani.

"La gente muore e voi parlate del matrimonio"
Un classico.

Kate viene da una famiglia di lavoratori: non so come possa andare d'accordo coi nuovi suoceri.
Ma chiedo scusa: la gente muore e parlo del matrimonio.

Non si parla d'altro che di questo. E' inevitabile che tutti ne approfittino per dire stronzate, tanto nessuno se ne accorge.
Ci sono situazioni da cogliere al volo, tanto nessuno se ne accorge.
Quando in cucina c'è puzza di verza e scoreggi.
Quando a una festa si fa improvvisamente buio e piovono mani in culo.
Quando Gianpaolo al liceo tossiva per coprire il rumore delle flatulenze, andando meravigliosamente fuori tempo.

Coff! Coff!
Proooooot!


C'è stato un terremoto in Giappone a livello di quando si estinsero i dinosauri, ma gli scemi stanno sempre qua.
C'è il terremoto e Berlusconi regala un laser depilatorio a una minorenne aspirante puttana, per non farla prostituire.
Tanto nessuno se ne accorge.

Intanto i tamarri allo stadio hanno iniziato a puntare i laser verso il portiere avversario. Ma non tutti hanno una buona mira: chiedete a Collina.
Di certo zio Bergomi non è stato mai disturbato dai tifosi del Milan.

Intanto io sono ancora nudo.
Tanto nessuno se ne accorge.
Ma tu continui a leggere.

Sono passati due anni dall'ultima volta e sono cambiate tante cose.
Dalla tv ho sentito partire una frase del tipo "la maglia indossata da Wojtyla durante l'attentato": ora ho capito il senso di quel coro dei Papa-boys.

"Gio-van-ni Paaaooo-looooo clap! clap! clap! clap!"

Ma chiedo scusa: la gente muore e parlo di gente che è già morta.

Tra matrimoni e terremoti s'è distinto uno scienziato, di un fuori tempo che neanche Gianpaolo al liceo.
Non voglio dilungarmi: ha detto che a Chernobyl, in fondo, non è morto nessuno.
Intervistato, un giovane ucraino racconta che per sopravvivere si ridusse a mangiarsi le palle: tutte e tre.
Secondo un altro scienziato il Paradiso Terrestre esiste, ma la maglietta indossata da Wojtyla nell'amichevole Papi - Nani è andata a ruba.

Intanto stai ancora leggendo.
E Berlusconi è andato a Ruby.
Ma chiedo scusa: Lamberto Sposini sta morendo e noi parliamo di terremoti.
In fondo non tutti gli sposini se la passano bene.

Sono passati due anni dall'ultima volta e non è cambiato un cazzo.
Il Barcellona va in finale rubando dopo aver superato il Real Madrid di Ken Shiro.
Busquets, colpito al petto, si tocca la faccia prima che esploda.
Tanto nessuno se ne accorge.
Ma chiedo scusa: Busquets finge di morire e io parlo di pallone.

Sono cose che odio nel calcio, come quelli che non esultano. Amauri, che ha militato pochi mesi nel Napoli, non esulta. Ma lo voglio anche capire, con la moglie che si ritrova.
Inler segna a Napoli e non esulta, poi va alla Juventus.
Intanto il Real è in ritiro forzato a Ocuto.

Scherzi a parte, il Barcellona è mostruoso e vince con il 70% di possesso palla.
Berlusconi ha le donne con il 70% di 18 anni.

Intanto de Magistris è sindaco di Napoli con il 70% di possesso voti.
La sua vittoria ha scatenato un entusiasmo che neanche Obama presidente degli USA.
Si parla di rione Sanità pubblico e guerra preventiva ai tarallari di Castellammare.

De Magistris sindaco: Inler non esulta.
In fondo non è comunista, è solo abbronzato.


Scritto al volo e senza rileggere, come ai bei tempi: tanto nessuno se ne accorge.
Intanto l'hai letto tutto.

martedì 12 maggio 2009

ah, Paris Hilton!!



finalmente è domenica.
si chiude un'intensa settimana passata a non fare un cazzo. ore e ore e ore a fissare il profilo di facebook, come quelle immagini che poi ti giri e vedi Gesù nel muro.
facebook è il paradiso dei pigri. ci sta plasmando tutti a immagine e somiglianza di una lattuga, ma non è Dio.
i test di facebook, opera di deficienti con la terza elementare, sbagliano sempre; non ci conoscono come Dio, che ci ha sputati in faccia ancor prima di cominciare.
e poi non credo che Dio sia una lattuga con la barba.

perché immaginiamo sempre Dio con la barba?

finalmente è domenica.
si chiude un'intensa settimana passata a non fare un cazzo. se fossi ebete farei un gruppo su facebook "quelli che non fanno un cazzo", ma poi avrei fatto qualcosa e quindi dovrei creare un gruppo "quelli che l'incoerenza", ma poi sarei stato coerente e sarei entrato in un tunnel di contraddizioni virtuali e congiuntivi/condizionali sbagliati da cui difficilmente sarei uscito.

l'altro giorno ero con Marco e Marco. ometto i cognomi per una questione di privacy e per creare confusione. Marco mi ha rivelato che a Milano c'è un'agenzia che affitta nani da accompagnamento.
ti danno un nano da portare in giro a mò di cane, con tanto di guinzaglio.
motivo? lo stesso che muove le nostre azioni: distinguersi, farsi notare.
c'è chi va in discoteca coi nani al guinzaglio, chi parla male di tutti, chi frequenta le minorenni, chi si veste come uno schiattamuorto, chi si fa mille piercing e tatuaggi, chi uccide la famiglia, chi fa lo scemo dietro i cronisti del tg, chi descrive questi strampalati nel suo blog, etc.
anche il pianeta si sta scaldando per distinguersi.
Marco mi ha detto di aver saputo dei nani grazie al Grande Fratello, che finalmente ci ha lasciato qualcosa di significativo, se escludiamo culi, tette e tamarri.
a questo punto mi sono ricordato di quando trovai il sito di un'agenzia di attori nani. c'erano foto di nani vestiti da prete, frate, astronauta, rapper, cameriere, clown, pirata etc.
nessuno era vestito da Dio. e neanche da lattuga. forse dovevo cercare un sito di nani con la barba.

dopotutto questa settimana sembra meno inutile. ho passato una simpatica serata con Marco e Marco a parlare di nani.

ma finalmente è domenica e posso scrivere su facebook "che palle la domenica".

la giornata è bellissima e decido di portare Marti al Virgiliano.
il Virgiliano di giorno è un parco enorme e suggestivo, con tanto verde e una vista sul mare che fa invidia ai migliori panorami del mondo, anche se non ne ho mai visto uno.
il Virgiliano di notte è famoso perché in quella zona la gente ci va a chiavare, tappezzando le automobili di giornali.

sono le 17 passate e c'è un sole che fa sudare il sudore. quasi non eravamo più abituati dopo l'ultimo autunno-inverno-primavera. questo sole sembra quasi una benedizione, dopo mesi e mesi di pioggia: Napoli era diventata una specie di Londra coi tamarri. oggi invece il cielo è limpidissimo e tutti sono scesi per una passeggiata rilassante.
dopo tre quarti d'ora nel traffico di via Manzoni, è il momento di parcheggiare. peccato che la macchina di papà è lunga come un camion della munnezza.
primo giro e vedo un tizio vestito da panda che ci saluta.
motivo? forse è lì per distinguersi, forse lo pagano per essere preso per culo dai passanti, forse è ubriaco. chissà.
non trovo un posto a meno di un km dall'ingresso del parco e opto per il secondo giro. non mi dispiace ripassare davanti al tizio vestito da panda.

esistono agenzie di uomini-panda?
quanti nani dovrei fittare per riempire quel costume?
e se Dio fosse un panda?
che ci farebbe Dio al Virgiliano?
neanche il tempo di pensarci che trovo un posto vicinissimo all'entrata. ringrazio la buona sorte e il Dio panda.


Il Virgiliano. Luogo in cui si riuniscono famiglie, tossici e coppiette
dice il buon Silvano. che fa pure rima con Virgiliano.

ora non mi resta che sedermi sul pratone a non fare un cazzo con Marti, armati di birra e tabacco. una domenica di meritato riposo dopo una settimana di stressante nullafacenza.
mi guardo intorno cercando qualche viso conosciuto con cui scambiare due chiacchiere, quando ci imbattiamo in una coppietta di aspiranti punkabbestia: hanno uno yorkshire e bevono del vino troppo costoso, sui 3 euro a bottiglia. hanno ancora molta strada da fare.
quella coppietta di tossici sarebbe anche una famiglia se al posto di quel topocane al guinzaglio ci fosse stato un figlio, o un nano.

chissà se esiste un'agenzia che affitta figli da portare al parco.

non trovo nessuno che conosciamo e non ci sta sulle palle contemporaneamente. decidiamo di fermarci, quando sento "Cicciooooo!! Cicciooooo!!!".
sono Fiore, Sara e una loro amica: Federica. sono in vena di rime.
ci invitano a sederci con loro, quando Sara caccia una palla di marijuana dalle dimensioni di una lattuga, ma senza barba. poi arriva Silvano, quello che fa rima col Virgiliano, accompagnato da Daniele.
Fiore Sara Fede e Marti si dilettano nello sport preferito dalle femmine: parlar male di altre femmine. Fiore Sara Fede e Marti: che bello poter avere certi nomignoli bisillabi senza passare per ricchione. Silvano e Daniele ed io non riusciamo a tenere il passo ai loro dibattiti su quanto Arisa è un cesso mongoloide, perché non ce ne frega una mazza. la nostra attenzione ha un picco improvviso quando sentiamo le due parole magiche: "Paris Hilton".

Paris Hilton è il perfetto esempio per spiegare la differenza tra donne e uomini.
secondo le donne Paris Hilton è un'ereditiera ultramilionaria sciacquetta, col cervello di un cucchiaio bucato, che ha fatto qualche canzonetta per ragazzine e ogni tanto appare in televisione perché è bella, scema, ricca e famosa.
secondo gli uomini Paris Hilton è un'ereditiera ultramilionaria, senza cervello in quanto femmina, famosa in tutto il mondo per un video che la mostra mentre lo prende in bocca.

F: "è una scema però ho le canzoni sull'i-pod. sono simpatiche."
M: "ah! Paris Hilton! quella che fa i bucchini!!"

Silvano inizia a parlare con le ragazze. Daniele è steso e ogni tanto spara qualche perla come degli sporadici "Zucculòòòòò" indirizzati a Fiore senza una particolare ragione.
io mi distraggo e penso a facebook, forse perché mi sto divertendo troppo. ultimamente si portano i LIVING SOCIAL, una specie di top five del tipo "le 5 birre preferite", "cosa porti con te quando scendi di casa", "1allenatore,1portiere,1difensore,1centrocampista,1attaccante", "i 5 samurai" etc.
voglio crearne uno io, del tipo "1inglese,1francese,1tedesco,1napoletano,1barzelletta".

ieri ho fatto quello su 5cellulari che ho avuto nella mia vita. a parte gli ultimi 3 nokia, ricordo con affetto l'Ericsson gf788 e l'Ericsson t28, i cui software lentissimi e display minuscoli hanno tirato fuori le mie prime perle da bestemmiatore amatoriale.

il gf788 era l'unico telefonino piccolo di quella generazione, insieme allo StarTac. all'epoca ci si atteggiava col cellulare, anche solo mostrandolo. un amico di Positano, tale Ciro, mi chiese di fargli fare un giro (altra rima, Dio panda) col mio cellulare, neanche fosse una moto. Ciro era talmente gasato, o forse il cell era talmente piccolo rispetto al suo faccione, che appoggiò allo zigomo la parte che andava messa sull'orecchio. non si accorse di nulla e camminava per Positano urlando "prontoooooo! prontooooo!" col cellulare sullo zigomo e l'antennina che quasi gli cecava un occhio.
ora invece i tempi sono cambiati e ci si atteggia con palmari abnormi, che entrano a stento in uno zaino. oggetti scomodi e costosissimi di cui si sfruttano 10 funzioni su 3milioni. anni fa all'aumentare del prezzo diminuivano le dimensioni, ora invece pare che funzioni al contrario. ciò che non cambierà mai è la gara a chi possiede il telefonino più costoso, pure se somiglia a una lattuga senza barba né marijuana.

il t28 fu il mio primo cellulare con vibrazione: appena tirato fuori dallo scatolo, me lo misi sotto le palle e mi autosquillai. tutti l'hanno fatto almeno una volta, anche perché era l'unica cosa utile e divertente di un apparecchio creato dalle femmine per controllare i propri fidanzati.
si diceva che il t28 emettesse tante di quelle radiazioni da trasformare un nano in popcorn.
ora che so dell'agenzia milanese penso a gente che va a cinema con due nani ed esce con uno solo, gente che torna in agenzia con dei pop corn legati al guinzaglio ed altri possibili scenari.
meno male che non sono un nano.

quelli della mia età hanno vissuto l'intera evoluzione del cellulare: da quei mattoni stile radio della polizia, allo StarTac, ai nuovi costosissimi mattoni che ti fanno pure il caffè, allo Starbucks. mi ricordo che fecero pure la canzone da discoteca usando come base il rumore dell'interferenza dei cellulari, quel zèzèzè zèzèzè insopportabile.
ogni scusa è buona per fare una canzone da discoteca. anche una compilation di rutti potrebbe diventare una hit dell'estate. magari faccio una versione remix di una compilation di rutti di Lorenzo e altri amici che ho su un cd che masterizzai per la macchina.
ricordo che Gennaro mi istigava sempre, appena metteva piede nella mia vecchia Ka.
"metti il ciddì dei ruuuuuttiiiiiiiii!!!!!"
era un'ossessione la sua.
ogni volta, in sua presenza, inserivo questo cd e partivano rutti a volume infinito, nelle piazze di Sorrento popolate da fighetti. Gennaro si dimenava come un pazzo scatenato e noi tutti lo seguivamo a ruota, perché le sue risa non emettono suoni.
Gennaro ride senza ridere.
non so spiegarlo ma dalla sua bocca non esce niente, si sbatte e basta. uno spettacolo. avevamo le lacrime, più per la sua non-risata che per quei rutti da orco che si diffondevano in tutta la piazza.

chissà Gennaro quanto non-riderebbe davanti a un uomo vestito da panda che saluta fuori al Virgiliano.

credo di essermi perso in un labirinto di puttanate (tra facebook, cellulari, rutti e Gennaro che ride senza emettere suoni), quando le due paroline magiche mi tirano fuori da questo coma di pippe mentali.
faccio un balzo, come se mi avessero appena svegliato, ed esclamo:
"ah! Paris Hilton! quella che fa i bucchini!!"

un altro paio di sigarette e si fanno le 8 di sera: è ora di rompere le righe.
e di andare a pisciare.
ognuno prende la sua strada e io e Marti andiamo via, non prima di aver salutato l'uomo-panda.


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giovedì 16 aprile 2009

il telegiornale

io non seguo il telegiornale.
ogni volta che ci provo, mio padre copre le notizie. appena parte un servizio, inizia a commentare. pochi secondi e piovono critiche. è più forte di lui.
il mio telegiornale è un uomo calvo e chiattoncello. e porta il mio stesso cognome.

ho provato a leggere i quotidiani.
tutti dicono che La repubblica fa schifo, perché è di parte.
"ahhaha leggi La repubblica? non capisci niente, è di Berlusconi."
Il mattino fa schifo. Il giornale fa schifo. Il corriere della sera fa schifo. sono tutti di Berlusconi.
ahhaha povero te che li leggi.

Non leggere i giornali, sono di parte.
Non guardare i telegiornali, sono di parte.

ormai mi fido solo del mio personalissimo tg di famiglia.
beh, almeno mio padre non è di Berlusconi.

l'altra sera sono riuscito a sentire un paio di notizie, perché mio padre non parla mai con la bocca piena.

hanno rubato 500kg d'oro, per un valore di circa 10milioni di euro. 20 euro al grammo. meno della cocaina.

L'oro costa meno della cocaina.
Non comprare l'oro bianco, ci mettono LADDROGA. come negli Sgorbions.


un ragazzo è stato scartato dall'esercito perché non idoneo ai test psicoattitudinali. non voglio dilungarmi: è ricchione. per un errore burocratico non ha potuto prendere la patente per 8 anni.

Non scrivere mai nei test M PIAC 'O CAZZ.


ho mangiato le polpette dell'IKEA. le famigerate polpette dell'IKEA. le mitiche polpette dell'IKEA.
dicono che sono un pò troppo aromatiche.
AROMATICHE? un fieto di cipolla raro.
r-a-r-o.
col mio alito un pò troppo aromatico potrei stendere un esercito, o almeno trasformarlo in un'armata di ricchioni. ci pensate? migliaia di checche senza patente.

Prima di uscire con una svedese, chiedile se va spesso all'IKEA.

l'altro giorno sono andato in agriturismo.
neanche parcheggiata la macchina e già devo cacare. marcare il territorio. piazzare la bandierina e fluttuare come gli astronauti.
c'è un bagno vicino al campo di calcetto. non voglio dilungarmi: plof.
peccato che non c'è acqua.
mi sento perso. un pò come se mi avessero catapultato nudo in mezzo al gay pride. una folla di ex militari a cui ho rovinato la carriera. non stanno marciando per rivendicare i loro diritti, ma perché stanno a piedi. perché non hanno più la patente. tutto per colpa mia e della burocrazia. ma che me ne fotte della burocrazia!? quello nudo sono io.
che ansia.
già immagino il telegiornale della mia vita che annuncia "giovane vomerese nudo per.." quando viene interrotto da mio padre.
maledette polpette svedesi del cazzo.
ma torniamo alla merda.
il problema è che in Italia si costruisce male. le città crollano e io rimango in un cesso senza sciacquone.
cosa fare?
e vabbè. lascio tutto come sta e me ne vado, con una non curanza tutta italiana.

Prima di fare la cacca, assicurati che funzioni lo sciacquone.

a tavola si accende una discussione Mc Donald's VS Burger King. cioè.. voglio dire. non c'è neanche paragone.
qualcuno osa dire che il panino di Burger King fa schifo perché se ne cade a pezzi.
forse solo qui. forse solo in Italia. perché in Italia si costruisce male anche il double whopper con bacon e formaggio. i panini perdono i pezzi, le città crollano e io rimango in un cesso senza sciacquone.
sulle patatine almeno non c'è stata storia.
la patana di Burger King è come quella di una svedese di 20 anni, di quelle che si adottano su facebook. di quelle che però non mangiano polpette.
la patana di Mc Donald's è come quella di mia nonna: una pellecchia.
Dio, non andrò mai più in un fast food.

Non paragonare il cibo ai genitali di tua nonna.

avevo in mente un finale col botto, di quelli che solo i grandi scrittori.
invece vi abbandono sul più bello, con una non curanza tutta italiana.
mi dispiace, ma devo scappare al bagno. cacare. marcare il territorio. piazzare la bandierina e fluttuare come gli astronauti.
sperando che funzioni lo sciacquone.
avevo in mente un finale col botto, ma non un botto di culo.
maledette polpette svedesi del cazzo.

chissà se l'IKEA è di Berlusconi.

venerdì 10 aprile 2009

Propane



bordeaux.
è il colore della cicatrice che mi ritrovo sul ginocchio sinistro. quel che resta dell'operazione che mi ha rubato gli ultimi due mesi di vita. il souvenir di una vacanza nel paese delle infiammazioni e delle bestemmie.
magari non è bordeaux, ma mi piace il francese.
mi piace vedere la cicatrice la come la firma di un quadro. il quadro del mio chirurgo. i suoi pennelli sono bisturi, trapani e ferretti vari.
mi piace immaginare il mio chirurgo con una coppola stile pittore da strada parigino. la maglietta a righine orizzontale, un pò di panzella.
e i baffi.
mi piace immaginarlo mentre opera con una baguette sotto l'ascella.
e un'altra nel culo.

ghiaccio.
ogni tanto me lo metto dieci minuti sulla cicatrice, fa sempre bene. e poi non tengo un cazzo da fare. vado a prendere la bustina dal congelatore. è appoggiata su un bicchiere di carta, in modo da prendere la forma curva del ginocchio. questa è una pensata di mio padre, ovviamente.
ma non voglio parlare di mio padre.
mio padre ha parecchie fissazioni. è pignolo e sfiora le malattie mentali. gli fanno schifo un sacco di cose. è un maniaco della pulizia. anzi, è un maniaco e basta.
in ufficio mise una corda bella doppia tra lui e il resto dei colleghi, per non farsi toccare. una volta ha messo un limone in culo a un pollo e rideva. ne ha fatte talmente tante che mia madre mi ha sempre detto "ti prego prendi appunti: devi scriverci un libro!".
io ovviamente non l'ho mai fatto.
ho il brutto vizio di non stare a sentire a nessuno. se così non fosse, ora starei già lavorando a chissà quale progetto in chissà quale posto sperduto del nord Italia.
se avessi preso dei semplici appunti, ne sarebbe uscito un capolavoro e ora sarei ricco sfondato. è inutile saper scrivere, sono sufficienti gli appunti e basta. è lui che fa già ridere abbastanza. fa ridere pure ai cartoni animati. e non lo fa apposta. non lo fa MAI apposta.

potrei stare gli anni a raccontarvi aneddoti assurdi.
ma non voglio parlare di mio padre.

siamo in ospedale, poche ore prima dell'operazione.
mio padre prende il telecomando della tv e va in bagno. sento un rumore d'acqua fortissimo. dopo un paio di minuti esce e inizia a fare zapping. il telecomando non funziona. toglie lo scudo di gomma, di quelli che proteggono da eventuali cadute, e schizza un sacco d'acqua.
HA LAVATO IL TELECOMANDO.
inizia ad agitarsi e a dare botte per apparare, quando entra la suora.
"non funziona il telecomando?"
"eh no.. è bagnato."
"bagnato? ma era fuori al balcone?"
"no, nel cassetto. BAH. magari se avete un asciugacapelli.."
BAH.
la suora se ne va e io rido, ma rido assai. ormai sono rassegnato.
dopo cinque minuti il telecomando pare funzionare.
"meno male", dice papà, "altrimenti ne portavano uno nuovo e dovevo rilavarlo."
ma non voglio parlare di mio padre.

finisco sempre a parlare di lui.
ha un effetto Berlusconi su di me: bene o male, ne parlo sempre.
solo che papà non lo fa apposta. non lo fa MAI apposta.
ma non voglio parlare di mio padre.

mi gusto un pezzo di pane col Rio Mare Snack, uno di quei prodotti da supermercato pieni di schifezze che fanno solo male. però è buono.
suona la sveglia che avevo dimenticato di togliere. ero troppo intento a parlare di mio padre.
ho il cellulare in tasca. all'improvviso mi vibra una palla.
mi sono cacato sotto. e non è un modo di dire.
vado in bagno camminando a mò di granchio e rido. mi sono cacato addosso.
passando passando, meno un paio di jastemme contro la porta della camera di mio padre.
ma non voglio parlare di mio padre.

ho deciso di scrivere un libro su di lui, non è mai troppo tardi.
lo chiamerò PROPANE, senza motivo.
farà ridere. farà molto ridere.
pure ai cartoni animati.


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mi piace

mi piace fumare fuori al balcone.

il mio balcone è pieno di piante. ho una pianta di basilico e una di menta: basilico da città, menta da città.
il mio balcone non ha panorama. vedo un palazzo, il tetto, le antenne della tv, uno scorcio dei Camaldoli.
che cazzo vivo a fare a Napoli se non vedo il mare?
ho una Lucky Strike del sabato sera. è storta. quando hai una sigaretta storta c'è sempre lo scemo di turno che dice "come Gighen l'amico di Lupin hihihi", con quel sorrisino fiero. come se solo lui l'avesse potuto pensare.
ci sono battutine che fanno tutti, ma ognuno crede di averle inventate, di avere il copyright. "l'ho inventata io" è una delle frasi più diffuse al mondo dopo la Coca Cola e "MAMMT".
la verità è che viviamo in un mondo di copyright.

ho acceso la mia storta Lucky Strike da città, come Gighen. le ho dato vita col mio nuovo accendino coi gatti. mi sono trovato a casa questo accendino coi gattini, orribile. non so da dove sia sbucato, ma so che odio i gatti. non so da dove sia sbucato, ma non voglio fare il donnaiolo. sono solo un ubriacone che frequenta persone prive del senso dell'estetica e di buon gusto.
mi piace dividere la sigaretta con il vento. alla fine la butto giù, dall'ottavo piano, senza curarmi di nulla, sperando di colpire un uomo calvo che si trova a passare lì per caso.

una volta ero ad Amalfi, ospite da mio cugino Ciro. Ciro è il re delle figure di merda, il guru degli aneddoti. stavamo sul molo con i suoi amici, quando Mosè sputò giù e prese in pieno la pelata di un uomo sulla cinquantina. chiamare un figlio "Mosè" è una crudeltà: è normale che poi finisce a sputare in testa alla gente.
il calvo furioso venne verso di noi, incazzatissimo, con la faccia color capocchia. urlò "chi è stato?". una dozzina di ragazzini si girò verso mio cugino senza motivo, con una coordinazione che neanche il nuoto sincronizzato.
"LUI!"
Ciro prese un paio di schiaffi e iniziò a frignare. "ti faccio sparare! ti faccio uccidere!". il pelato se ne andò come se niente fosse, tra le risa di tutti.

mi piace giocare coi luoghi comuni.
le femmine sono zoccole, i maschi sono stronzi, i chiattoni sono simpatici, i neonati sono tutti belli.
che stronzate. e c'è chi ci crede.
la verità è che viviamo in un mondo di luoghi comuni e di copyright.
"i negri sono scemi e hanno il pene enorme. hihihi l'ho inventata io!"
la verità è che le zoccole sono tutte femmine, gli stronzi sono tutti maschi e gli zoccoli si indossano. e non le ho inventate io.
però i neri ce l'hanno davvero enorme.

ho finito di leggere il mio primo libro di Bukowski, Post Office.
mi piace come scrive.
mi piace la sua volgarità, perché la usa bene.
la verità è che bisogna usare bene.
la casa a Napoli, il cazzo, i soldi, i mozziconi dall'ottavo piano, le parole. se non li sai usare non valgono nulla.
credo di essere molto simile a lui, se non fosse che sa scrivere, piace alle donne e non usa quel tremendo accendino con quei gatti di merda.
forse mi piace credere di somigliargli.
la verità è che viviamo in un mondo di modelli.
io non so scrivere.
non so coniugare i verbi, uso sempre gli stessi termini. diciamo che parlo come mangio. come un maiale.
però mi piace credere di somigliare a Bukowski.

mi piace immaginarlo mentre fuma fuori al mio balcone.
mi piace immaginarlo mentre sputa in testa ai pelati.

mi piace immaginarlo mentre gioca coi luoghi comuni.
sicuramente direbbe qualcosa come "le donne sono tutte belle, mentre lo prendono in bocca."

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