martedì 24 dicembre 2013

una storia coi dischi



È morto Kalashnikov, il padre del Kalashnikov.
Si dice che un giorno sia sia svegliato urlando “io sono mio padre”, ma fatico a crederci. Per poter diventare padre di se stesso, un uomo deve essere anche madre di se stesso.
In realtà Kalashnikov ha inventato il Kalashnikov e ne ha venduti 100 milioni. Non erano 100 milioni di padri gemelli, ma 100 milioni di fucili. Ma Kalashnikov non era un fucile. Cioè lui no, ma gli altri 100 milioni si. Forse sto facendo un po’ di confusione, ma di una cosa sono sicuro: quest’uomo è morto con la coscienza a posto.
Che poi 100 milioni è un numero impressionante: neanche fossero dischi.
Che poi anche 100 milioni di dischi sono una marea.

Che poi la pace è solo un'illusione. Si dice che un giorno i leader di Israele e Palestina si sveglieranno stringendo i mignoli, ma fatico a crederci. E noi, invece di andare in giro con le bandiere della pace e i cani come fanno i punkabbestia, dovremmo pensare a una maniera diversa di fare la guerra.
Facciamo la guerra coi dischi!
E magari un giorno leggeremo della morte di Gigi D'Alessio, figlio di Gigi D’Alessio e Gigi D’Alessio, che aveva venduto 100 milioni di armi di distruzione di massa. E non erano 100 milioni di cafoni con problemi di calvizia, ma 100 milioni di dischi.

È morto Nelson Mandela, definito da alcuni giornali come il padre dell’apartheid.
Si dice che questa apartheid sia una bella figa, ma fatico a crederci. Più che altro non mi interessa perché tanto non si chiava. Cioè magari si perché posso fare la parte di quello del Vomero coi soldi e magari credono ancora che gli ingegneri contino qualcosa nella società, ma andare in Sud Africa per una pelle mi sembra un po’ eccessivo. Persino per me. Per chi si fosse collegato da fuori Napoli “la pelle” sta per atto sessuale. Un amico del liceo diceva addirittura “il pelle”, espressione che ancora riutilizzo. A furia di parlare di pelle quasi quasi un giro su facebook me lo faccio.
E guarda un po’ cosa viene fuori? Mandela non è il padre dell’apartheid ma solo un sosia di Morgan Freeman. E Apartheid è la figlia di Apollo, quello che fece una palla di pelle di pollo che Rocky 1 se la ricorda ancora. E il Sud Africa mi mette ansia perché ancora devo capire se sono bianchi o neri.

Che poi secondo chi mastica calcio -e quindi chi beve birra Moretti- il razzismo è un’illusione: si chiama rivalità sportiva. E noi, invece di andare in giro a curriare i negri coi cani come fanno i punkabbestia, dovremmo pensare a una maniera diversa di fare razzismo.
Facciamo il razzismo coi dischi!
E magari un giorno gli amanti della buona musica saranno la nuova razza ariana, chi ascolta le armi di distruzione di massa verrà emarginato e la guerra finirà. Gli unici che continueranno ad essere curriati dai cani saranno i punkabbestia, come quei film in cui le macchine si ribellano all'uomo e poi deve arrivare un cristiano dal futuro per apparare la situazione.

È morto il padre e la madre del doner kebab, di cui non ricordo il nome. Forse ero troppo preso a dire “piacere Francesco” quando ho appreso la notizia, ma poco importa: lo chiamerò Doner Kebab. Si dice che per partorire il doner kebab si sia mangiato tipo i cani morti. Quelli dei punkabbestia. Si dice anche che abbia gettato le basi per l’Europa unita. Perché parliamoci chiaro: l’Europa è a base di cipolla. Lo sanno tutti che una delle tre frasi fondamentali per sopravvivere quando vai all’estero è “without onions” (le altre due sono “no thanks” e “long island”, ndr). Il kebab è l’unico vero prodotto della cultura europea e mette tutte le nazioni a fattoN comune. Cioè chi cazzo li conosce i lituani, però pure loro si mangiano il kebab quando stanno a fame chimica.
Massimo rispetto per Doner Kebab, rest in peace and without onions.

Che poi l’Europa unita è un’illusione. Ci schifiamo comunque tutti quanti e la moneta unica ha fatto solo guai. E noi, invece di mangiare i cani come fanno i punkabbestia, dovremmo pensare a una maniera diversa di fare l’Europa. Di sicuro non possiamo pensare a una maniera diversa di fare il doner kebab, anche perché coi dischi viene troppo caro e nessuno se lo compra. E poi la gente inizia a scaricare il doner kebab da internet.

Ieri sera ho provato un anello di cipolla così aggressivo che mi hanno dato la cittadinanza polacca. Al termine delle onorificenze mi sono ricordato di quando mia madre mi faceva le carote con l'aglietto. Ogni volta, secondo una non so quale legge di Murphy, appena finito di cenare spuntava last minute un’uscita con una femmina (d'altronde si sa, le carote fanno bene alla pelle). E a me veniva l’ansia per l'alito. Mamma cercava di rassicurarmi col suo solito “stavolta c'è n'è ho messo solo un pezzettino” ma io con un rutto avrei potuto sterminare la Transilvania. Ancora mi chiedo come possa aver fatto quello strafalcione grammaticale con il solo uso della voce, se non nella mia fantasia.
Si dice che un giorno morirò e scriveranno su tutti i giornali “è morto il signore dei friarielli, padre dell’alitosi”. Poi la gente andrà a cercare Alitosi su facebook in cerca dell’amore. Per chiavare insomma. E scopriranno che in realtà le carote sono di origine asiatica e che l'Asia è un continente completo, ma senza cipolla.

Che poi l'amore è solo un'illusione. Invece di lamentarci sulle femmine che sono stronzi e le gli uomini che sono zoccole, invece di aggrapparci all'affetto dei cani come fanno i punkabbestia 
dovremmo pensare a una maniera diversa di fare l'amore.
Facciamo l'amore coi dischi!

Perché parliamoci chiaro: chi non hai mai infilato il pescio nel buco di un compact disc?
Tu si?
Eccolo, un altro che ce l'ha piccolo.

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